Sentire bene per ascoltare bene, per dire bene, per controllare di dire bene…

Nella corsa sono le scarpe, nella pittura il pennello, in molti lavori il computer: nell’interpretazione simultanea lo strumento di lavoro e il feticcio di molti professionisti è rappresentato da un buon paio di cuffie.

Compagne fidate di infinite ore di esercizio e di lavoro per moltissimi interpreti in tutto il mondo, le cuffie sono paragonabili alle macchine che una persona acquista nell’arco della propria vita: ci sono le prime che di solito sono abbastanza economiche e pensate soprattutto per riflettere un carattere giovane e frizzante (quelle che «anche se si rompono, chissene») e poi ci sono quelle a cui ci si affeziona, quelle che diventano «perfette per me e per le mie esigenze» e dalle quali non ti separeresti mai.

cuffie

Di cuffie ce ne sono tante quanti interpreti: auricolari, avvolgenti, on-hear, over-hear, completamente insonorizzate… La scelta è veramente ampia e se si considerano forme e  colori diversi non è difficile capire perché le cuffie negli anni siano diventate veri e propri simboli della personalità di chi le indossa. 

In ogni caso, anche io ho avuto diversi tipi di cuffie e ho pensato di parlarne rapidamente per permettere agli interessati di valutare aspetti diversi e magari capire se quello che vogliono acquistare è un prodotto adatto a loro… E se sono interpreti, se sono adatte alla cabina.

Partendo dall’inizio, durante la triennale (non avendo ben chiaro cosa volevo fare nella vita) decisi di andare perennemente al risparmio, affidandomi a quello che trovavo in cabina. Non sempre mi andò bene: c’erano cuffie che continuavano a cadere, cuffie senza protezione sul padiglione che ti costringevano a tenere l’orecchio appoggiato alla plastica facendo un male cane dopo 5 minuti, cuffie da cui si sentiva malissimo, cuffie da cui non si sentiva nulla, cuffie con il microfono incorporato stile video-chiamata (odiose perché mettono il microfono a massimo 1 cm dalle labbra dandoti l’idea di masticarlo più che parlarci dentro), cuffie gigantesche da DJ che di loro dovrebbero essere comode e andar bene ma per me isolano troppo e non ti permettono di ascoltarti bene (cosa importante in cabina per controllare cosa stai dicendo).

cuffie 2

Così una volta terminata la triennale, decisi di prendermi un paio di cuffie decenti e la mia prima scelta (nonostante quanto detto prima) fu quella di puntare su un paio di cuffie grandi e con una bella imbottitura sul padiglione. Allora pensavo che l’importante fosse proteggere le orecchie… Ah, quale errore! Un po’ alla volta mi accorsi di quanto fossero scomode e opprimenti, soprattutto dopo una mezz’ora di utilizzo: ingombranti, relativamente pesanti (e sul collo si sentiva) e soprattutto con la parte superiore (che collega i due padiglioni) in plastica che schiacciava sulla testa e faceva un male boia. 

Decisi quindi di cambiarle puntando sulla qualità e prendendo un paio di cuffie della Monster Beats (Dr. Dre). Allora la «Dr. Dre mania» non era ancora esplosa in Italia (in altre parole, non si vedevano in giro decine di calciatori con queste cuffie) e quindi erano relativamente sconosciute. Considerando il prezzo e quanto avevo imparato dalla precedente esperienza, scelsi le Beats Solo HD: leggere, non avvolgenti sul padiglione (e quindi isolanti solo fino a un certo punto), imbottite e “rotonde” anche sopra… E rosse, tanto per renderle un po’ particolari! Personalmente rimasi particolarmente soddisfatto dell’acquisto: ottimo suono, leggere, comode da portare in giro, pieghevoli, aggiustabili sul padiglione. Sembravano perfette. Per due o tre anni andarono benissimo, poi accadde qualcosa (usura?) e il suono cominciò a saltare in uno dei due auricolari e dopo qualche mese le cuffie diventarono del tutto inutilizzabili (naturalmente la garanzia era già scaduta).

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Per il terzo paio decisi di dare una svolta vintage-ambientalista. Dato che i prodotti in plastica mi avevano stufato (e deluso), decisi di puntare su qualcosa di nuovo: un paio di cuffie in legno di faggio e cuoio prodotte dalla House of Marley. Grazie a una bella offerta (e un acquisto abbastanza impulsivo) mi portai a casa un paio di Exodus: una cuffia semplice, non avvolgente, molto morbida, leggerissima (vantaggio del legno) ed elegante. Queste cuffie funzionano ancora e le uso sia nel tempo libero, sia in cabina. Il nastro elastico e in cuoio permette di tenere la cuffia ben salda in testa e la qualità del suono è ottima (con bassi leggermente dominanti, qualcosa che personalmente gradisco). I difetti principali sono legati alle caratteristiche del legno: essendo un materiale relativamente elastico, il legno non ama cambiare forma e quindi la cuffia tende a stringere parecchio sulla testa e sulle orecchie, rischiando di diventare fastidiosa se indossata per due o tre ore di fila. Questo stringere può provocare una sensazione un po’ opprimente dal punto di vista fisico e mentale, qualcosa che può causare un leggero mal di testa dopo qualche ora di utilizzo. Inoltre, a differenza di altre cuffie, sono un pezzo unico e non smontabile o pieghevole, rendendole ingombranti da portare in giro (o le metti in borsa, o le tieni al collo). Morale: vanno bene per incontri brevi e in cui bisogna isolarsi abbastanza dal mondo, ma rischiano veramente di stancarti quando le usi per giornate di lavoro di 8 ore.

cuffie 4

Tutto questo mi porta al quarto paio di cuffie, il mio (attuale) fidato compagno di cabina: gli auricolari Bang and Olufsen. Probabilmente queste cuffie sono le più utilizzate nel mondo dell’interpretazione dato che hanno tutto quello che può servire in cabina: leggerezza, portabilità, pulizia del suono, flessibilità, ottima qualità e perfetta adattabilità a qualsiasi tipo d’orecchio.

Bang and Olufsen

La carta vincente di questo prodotto è quella di unire la semplicità, portabilità e leggerezza dell’auricolare alla qualità del suono di una complessa e pesante cuffia: l’auricolare nell’orecchio permette di sentirci sempre perfettamente, mentre la solida struttura in acciaio tiene la cuffia ben salda sull’orecchio, portandoti veramente a dimenticare di indossarla (peso di 7 grammi). L’auricolare inoltre può essere allontanato o avvicinato senza problemi grazie al perno «rotante» al quale è fissato, “scoprendo” o “coprendo” l’orecchio in un attimo e in base alle proprie necessità. Trattandosi di un auricolare, questa cuffia permette di sentire la propria voce molto più di quanto avvenga con una cuffia avvolgente o isolante, di conseguenza il monitoraggio della propria delivery è agevolato e quasi non richiede l’orecchio scoperto.

A mio parere, questo miglior monitoraggio della propria delivery permette di essere più tranquilli, fluidi e naturali nel parlare, fattori che hanno una grande influenza sulla prestazione in cabina. Ormai sono alcuni mesi che utilizzo e testo queste cuffie e devo dire che mi trovo benissimo dato che aiutano veramente a sentirsi «liberi», rendendo l’interpretazione qualcosa di molto più piacevole e naturale, senza cuffie opprimenti o pesanti. Voto 10 da parte mia!

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